UX Day 2023 - La macchina rodata
TL;DR
Allo UX day 2023 a Faenza non ci sono state sorprese, nel senso che tutto è andato liscio e il programma era equilibrato e variegato. I temi dei talk erano pratici, nel senso che raccontavano materialmente il lavoro di qualcuno, e al tempo stesso introducevano bene il contesto in cui quel lavoro viene espresso. Insomma dal punto di vista dei contenuti era completo e ben organizzato.
C'è stato un momento simpatico con il presentatore che ho provato a riportare.
Due talk sono stati più "alti" degli altri. Un talk sull'accessibilità (qui sul sito di UXday) di Girolamo Giannatempo che secondo me è stato introdotto nella maniera più corretta possibile e del quale consiglio direttamente di vedere il video non appena uscirà. Un secondo talk sull'aspetto etico del design portato sul palco da Ilaria Mauric. Il talk da un lato analizzava e ragionava alcune evidenze venute fuori da una raccolta dati fatta di prima mano prima della conferenza. Dall'altro lato c'era un pensiero strutturato e maturo sull'etica del lavoro di designer. Insomma un lavoro impeccabile, maturo e completo. Ilaria spacca.
Lastly, mi sono un po' incammellato sul ruolo delle conferenze, sulla partecipazione a queste conferenze e in generale sul rinnovo di persone. In buona sostanza conferenze come questa restano una delle migliori occasioni sia di formazione lavorativa sia di conoscenza e confronto con altre persone/realtà. E forse si dovrebbe dare più credito al loro valore.
La Romagna aiuta sempre la conversazione
Come ogni volta che "scendo" in Emilia-Romagna ne approfitto per vedere e passare del tempo con gli amici bolognesi. Puntualmente questo giro di amici si allarga e vengono coinvolte altre persone, che poi presentano altre persone, che poi ti presentano il tipo che fa un intervento, il quale ti fa incontrare lo youtuber che segui e che conosci da una vita ma non vedevi da un tot. Insomma l'ambiente era super amichevole e questa dinamica del conosci-incontra-presenta-saluta è sicuramente un valore che già da solo vale i soldi del biglietto e lo sbatti di prendere un treno e/o dormire una notte fuori.
La location è quella di sempre, ovvero lo stupendo e incredibilmente adatto cinema Sarti e il suo cortile interno 🥰. Quest'anno con un colpo di scena: non bastasse la vecchia tipografia letterpress nel cortile, per la prima volta era aperto un museo sulla seconda guerra mondiale – sempre nello stesso cortile – fatto e mantenuto da appassionati del posto. Una roba troppo, troppo carina. Poi per quanto fosse amatoriale era fatto benissimo e gestito come solo i romagnoli sanno fare, ovvero con quella sensazione che quando esci sei contento e ci torneresti portando un amico.
La conferenza (di cosa si è parlato, chi è intervenuto, colpi di scena)
Ma veniamo alla conferenza. È stata la seconda edizione dello UX day e la prima per il sottoscritto. Durante la conferenza si è parlato – oltre ai temi citati nell'introduzione – di architettura delle informazioni, copy e microcopy, quanto inquina il web e come fare la nostra parte per ridurre questo inquinamento, com'è lavorare con team distanti geograficamente e culturalmente, di come gestire stakeholder più o meno problematici.
Pur non occupandomi direttamente di UX mi è parso che i temi coprissero tutto so spettro di attività che si possono affrontare nella vita di un progetto. Anche se non sono proprio un addetto ai lavori (ma neanche un estraneo), devo dire che i temi mi sembravano esaustivi e giustamente eterogenei.
Il buffo e un po' goffo colpo di scena
Per introdurre gli speaker e dare per informazioni di servizio c'era un presentatore (bravo anche lui, forse non proprio Amadeus ma sicuramente adatto al ruolo) che, non ho capito esattamente come mai, prima di liberare tutti per il pranzo tira fuori un indovinello che ha lasciato tutti un po' di sasso.
L'indovinello non era nulla di particolarmente ricercato, tipo che io l'avevo sentito la prima volta probabilmente alle scuole medie, però poi la risposta dal pubblico è stata simpatica.
Scrivo qui l'indovinello, per non spoilerare la risposta la metto in fondo al post insieme alla risposta dal pubblico.
Padre e figlio fanno un incidente e sfortunatamente il padre muore, mentre il figlio rimane gravemente ferito. Quest'ultimo viene portato d'urgenza al pronto soccorso per essere operato. Il chirurgo entra, lo guarda e dice: "Non posso operarlo: è mio figlio!". Come è possibile?
Tre talk degni di segnalazione
Solitamente segnalo tre talk che mi sono piaciuti. Due li ho già segnalati, li ripeto e aggiungo il terzo.
- Mi ripeto ma non posso non farlo: il mio preferito è stato il talk sull'accessibilità di Girolamo Giannatempo. L'introduzione è stata una delle più delicate, complete, "giuste" mai sentite sull'argomento. Girolamo ha spiegato in maniera completa ed esaustiva, con grafiche ad hoc chiare e piacevoli, ed è stato coinvolgente alla fine del talk. Un talk completo.
- Sempre come ho già scritto, il talk di Ilaria Mauric. Qui trovi il recap sul sito di Tangible. Nel suo recap fa riferimento a "una strigliatina" perché alla fine la percezione sembrava un po' questa. IMHO non ci vuole molto per capire che il senso del talk era ben più alto di fare una strigliatina.
- Maria Elena Calisi ha fatto un talk sui microcopy (Come scrivere microcopy utile) carinissimo. Se non dovessi saperlo i microcopy sono tutte quelle frasi, quei messaggi che leggi quando fai qualcosa su un dispositivo digitale. Più facile da spiegare con esempi che con le parole: pensa al sito di Trenitalia. Hai presente i messaggi di errore quando qualcosa va storto e non riesci a prenotare un treno? Quel messaggio. O la finestra dove ti si invita a fare un upgrade di classe? Quello è un altro. Ecco, dopo il talk ho realizzato che scrivere quei messaggi può essere fatto con empatia, senso di contesto e queste attenzioni possono portare un valore aggiunto non banale a tutta l'esperienza utente.
Pippone sulle conferenze e i meetup
Un po' durante la conferenza ma soprattutto dopo e nei giorni successivi, mi sono arrovellato in una serie di pensieri sulle conferenze, i partecipanti, i meetup, e tutte quelle dinamiche che si instaurano intorno a quel mondo di incontri tematizzati informali.
Non ho ancora rielaborato tutto e non sono ancora a livello di scriverci qualcosa, però voglio lo tesso condividere qui una lista di pensieri grezzi per anticipare un po' il tema.
- Da due anni lavoro in un'azienda medio-piccola (meno di 200 persone). Le conferenze che arrivano sono esclusivamente quelle di aziende che invitano clienti o potenziali clienti. Di base vengono percepite sì come momenti di aggiornamento ma principalmente momenti di marketing sotto steroidi. Ed effettivamente lo sono. Di conseguenza IMHO le conferenze in generale vengono sottovalutate.
- Le comunità più "locali" (penso a Verona front-end, Milano front-end, Prato front-end o a tutti i "book club" tematici che nascevano intorno al 2010), spesso non hanno superato la pandemia. Questo è un grande peccato. Sempre IMHO il cambiamento dell'utilizzo dei social ha impattato.
- Per quanto riguarda la mia esperienza lavorativa, la mia carriera, le conferenze sono forse un terzo di ciò che ha creato quello che so/so fare. Gli altri due terzi sono studio e esperienza sul campo. La triade funziona così: leggi un libro, provi a metterlo in pratica, parli con persone che hanno avuto esperienze simili. Puoi anche cambiare l'ordine dei tre ingredienti e funziona lo stesso. Gli ingredienti fondamentali restano studio, pratica, e condivisione.
- Forse si potrebbe prendere spunto dal mondo delle associazioni che esistono da più anni (rispetto alle conferenze tecniche) per replicare o adattare alcune dinamiche. Penso alle associazioni sportive, al coinvolgimento delle scuole ancor prima delle università, alle "competizioni" domenicali.
Boh. Come dicevo sono pensieri sparsi. Un pippone da birra al pub per fare chiacchiere. Non ho conclusioni o next step per adesso, però qualche idea potrebbe venir fuori 🤷🏻♂️
Ode al Grusp
Di sicuro non posso non rifare i complimenti a quei diavoli del Grusp. Sono impeccabili nelle conferenze: ne fanno di continuo, coprono un bel ventaglio di temi e tecnologie, il mangiare è ottimo e non esclude nessuno, sempre lì a preoccuparsi che vada tutto bene... insomma sono una macchina rodata quelli del Grusp. Dieci e lode, bravi tutti.
L'indovinello
Ecco com'è andata a finire la storia dell'indovinello. La risposta classica, quella che sapevo fin dai tempi delle scuole medie e che davo per scontato sapessero tutti è "il chirurgo è la madre".
Il colpo di scena è che mentre il presentatore svelava la risposta all'indovinello più persone da in mezzo al palco hanno urlato "può essere anche il padre!". LOL, il presentatore non se lo aspettava (e non ci avevo pensato neanche io) ed è rimasto un po' interdetto. LOL. 🏳️🌈🧑⚕️❤️😂